Ostia, 15 Luglio 2018.

In contemporanea alla finale della Coppa del Mondo di calcio, si apre una tavola di discussione sulle pratiche di contrasto alle discriminazioni di genere nel mondo dello sport italiano.

La condizione delle donne nello sport è ancora vittima di pregiudizi, stereotipi, discriminazioni e abusi. Dalla totale assenza di professionismo, alla genderizzazione delle pratiche sportive, la strada per le atlete italiane è tutta in salita. Le pari opportunità sono ancora da conquistare, abbiamo analizzato con attenzione la situazione ed invitiamo ciascuno a farlo http://www.altrimondiali.it/la-condizione-femminile-nello-sport-pari-opportunita-ancora-da-conquistare/

“Non esistono sport per uomini e sport per donne, lo sport è e dev’essere per tutti e tutte!” è lo slogan portato avanti dalla Campagna AltriMondiali 2018.

Il percorso per il raggiungimento delle pari opportunità comincia dal basso, dallo sport popolare, dai campi di bassa categoria e dalle iniziative lontano dai riflettori.

Lo scopo della tavola rotonda è quello di creare una prima rete di conoscenza e confronto tra gli attivisti che si battono contro le discriminazioni di genere, per dare vita ad un coordinamento nazionale che sappia affrontare le sfide poste dalle numerose contraddizioni dello sport italiano.

Ad aprire la discussione è una delle maggiori realtà italiane in ambito di sport popolare e antisessismo: l’ Atletico San Lorenzo.
Sono ormai 5 anni che la squadra di calcio popolare romana è all’avanguardia nell’abbattimento di ogni barriera sociale e culturale con all’attivo numerose squadre di diverse categorie in calcio, basket e pallavolo aperte per entrambi i sessi, di cui la compagine femminile militante in serie C ne è un chiarissimo esempio.

Il campionato di serie C ha un doppio valore per le “Atletiche”, non solo il prestigio della categoria ma anche la sfida di voler portare il tema dell’antisessismo sui campi di un campionato federale a tutti gli effetti.
Eppure la categoria non snatura la vera realtà delle ragazze, che nascono e rimangono popolari, lontane dai riflettori ma anche dagli stereotipi e dall’omologazione cui sono vittime i professionisti dello sport.

Un contributo fondamentale viene portato dal San Raffaele Basket Roma, squadra che ha militato lo scorso campionato in serie A2 e che, nonostante la salvezza ottenuta, è stato costretto a retrocedere in serie B per mancanza di sponsor.
“Non sapete quanti campionati di serie A2 ho conquistato e quanti me ne sono visti togliere” confessa Queen, giocatrice del San Raffaele amareggiata ma che non si arrende davanti a queste assurdità dello sport moderno.

Per una donna giocare a basket in serie A2 comporta molti più sacrifici rispetto che per i colleghi uomini, basti pensare che se si vuole veramente vivere la categoria si è costretti a lasciare la propria città in cerca di quelle poche realtà italiane che oggi hanno la possibilità economica di permetterselo, vanificando così i propri progetti di vita, anche al netto di uno sport praticato senza alcun compenso ricevuto,

L’effetto che questa contraddizione produce, e forse il peggiore, è il forte abbandono in età giovanile e il poco coinvolgimento da parte delle atlete più giovani che, non trovandovi alcun modello o figura di riferimento, non hanno stimoli per intraprendere la carriera sportiva.

Fa eco al ragionamento la Dinamo Ostia, squadra di calcio del litorale romano in procinto di aprire una selezione femminile, che si contraddistingue per i valori che porta: “I nostri valori vengono prima del risultato, nella nostra squadra giocano tutti, nessuno è escluso, che non vuole essere attivo anche fuori dal campo non può però trovare spazio nel nostro progetto, siamo una squadra sociale e volgiamo diventare un punto di riferimento per i giovani che vivono lo sport come un momento sociale di inclusione, condivisione e passione” sono le parole del presidente neroarancio Daniele Errera.